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La stella
Emmanuel Chabrier

Chabrier riesce, musicalmente e scenicamente, nella folle scommessa di una commedia intelligente e sensibile, permeata del suo tempo senza farne un'operetta leggera o una critica della società. Ci invita a rinunciare alla serietà e alla ragione. È la parodia, è l'umorismo a prevalere: scetticismo, divertimento, malinconia senza compiacimento, piena di vivacità.

La Stella è un oggetto sfuggente che non dovrebbe essere appesantito dal peso di un'interpretazione o di un concetto. Piuttosto, è necessario coglierne la molteplicità delle sfaccettature e svilupparle nella ricchezza dei dettagli.

Ritroviamo la Parigi dei grandi magazzini, ma anche le sue società segrete, i paradisi artificiali, le relazioni sadomasochiste... Tanti mondi da esplorare e avvicinare al pubblico di oggi, pur mantenendo lo spirito del suo autore.

Oggi denunciamo il pudore, il rifiuto dell'altro, il consumismo, l'efficienza, il consumo eccessivo...

Chabrier offre elementi ricchi e una musica di grande impatto, dando al regista una libertà straordinaria nell'infondere all'opera il suo universo. Fornisce chiavi di lettura senza imporle, lascia qua e là i fondamenti dell'umorismo e della derisione, lasciando agli interpreti e alla produzione il compito di dare vita all'immaginazione.

Al di là di una semplice trasposizione, di un "concetto" o di un'estetica da applicare all'opera, Chabrier chiede al regista e al suo team di inventare un mondo.

La creazione collettiva si basa proprio su questo desiderio: fare dell'Etoile il pretesto per tutte le fantasie e gli scricchiolii comici che Chabrier immagina.

È in questa abbondanza, che vogliamo sia una dissolutezza di invenzioni, che si svolgeranno i personaggi e le situazioni della Stella, i forti contrasti tra i più folli e i più sensibili.

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